Restyling sui generis in quanto, su espressa richiesta del cliente, è stato realizzato con il pagebuilder di "Google Sites". Il sito era infatti stato creato in precedenza con i tool della vecchia versione di Google Sites. Il restyling è consistito nella migrazione sulla nuova versione della piattaforma e nell'utilizzare i nuovi strumenti di creazione implementati in quest'ultima.
Paradossalmente gli strumenti messi a disposizione dal colosso del web sono molto più limitati di quanto si possa immaginare rispetto ai più diffusi framework di sviluppo. Probabilmente perché rivolti all'utente finale, in un ottica quindi "fai da te" che riduce le funzioni di composizione del template a un numero limitato di possibilità, con l'obiettivo della massima semplificazione per l'utente inesperto. Paradossalmente per uno sviluppatore web la sfida era invertita: creare un risultato originale sfruttando al massimo le potenzialità ridotte del framework.
Questo per quanto riguarda la grafica. Per quanto riguarda invece l'ottimizzazione SEO, un altro paradosso: Google Sites non permette la compilazione di alcuni meta tag tipici della SEO. Ciò conferma ancora una volta che il noto motore di ricerca, a tal fine, privilegia la corretta formulazione dei contenuti testuali che vanno redatti secondo le buone pratiche della comunicazione web, piuttosto che dai più complessi e articolati interventi sul codice della pagine. Dei quali per altro lo stesso Google tiene puntigliosamente conto per i siti realizzati su altre piattaforme...